Edizione di 2024

Volume 118 (2024)

TEMA: RELIGIONE E MEMORIA POSTCOLONIALE

  • Felicity Jensz | Films of Faith and Colonial Fantasy in Inter-War Germany

    Films de foi et de fantaisie coloniale – Mémoires religieuses postcoloniales dans l’Allemagne de l’entre-deux-guerres

    Après la ‹perte› des colonies à la fin de la Première Guerre mondiale, les sociétés missionnaires allemandes se sont tournées vers le cinéma pour diffuser des informations sur le travail religieux, y compris dans les anciennes colonies allemandes. Entre 1927 et 1960, plus de 65 films missionnaires ont été produits par des sociétés missionnaires catholiques et protestantes, dont beaucoup avaient un lien explicite avec les anciennes colonies allemandes. Le média du film n’a pas été étudié en termes de contribution à l’élaboration de la mémoire religieuse postcoloniale. Cet article se concentre sur les films de missionnaires protestants et leur documentation afin de démontrer qu’ils étaient imprégnés de ‹nostalgie impériale›/‹nostalgie impérialiste› (Lorcin/Rosaldo) ainsi que de ‹nostalgie coloniale› (Lorcin) et qu’ils étaient utilisés par le mouvement révisionniste colonial populaire pour revendiquer moralement le retour des colonies et le rôle des missionnaires allemands. Dans l’agitation culturelle et politique de la fin des années 1920, le lien avec l’élaboration de la mémoire politique et religieuse a été brouillé par l’utilisation de la nostalgie coloniale et impérialiste dans les films missionnaires.

    Films – propagande – mission protestante – Allemagne post-coloniale – entre-deux-guerres.

  • Daniel Annen | Reziproke Missionierung - Thomas Immoos

    Evangelizzazione reciproca di Thomas Immoos

    Thomas Immoos era un sacerdote cattolico che aveva frequentato il ginnasio dei Fratelli di Betlemme a Immensee e che in seguito era diventato membro di questa società missionaria. Nato a Svitto nel 1918 e cresciuto a Steinen, nella sua infanzia e successiva giovinezza è probabile che abbia vissuto la strettezza delle norme dell’ambiente cattolico. Questo è interessante perché Immoos conobbe poi mentalità completamente diverse in Giappone e nel grande mondo in generale. All’inizio degli anni Cinquanta assunse un incarico di insegnamento in Giappone, che mantenne fino alla sua morte nel 2001, dal 1962 come professore di letteratura tedesca all’Università di Tokyo. Interruppe comunque di tanto in tanto il suo soggiorno in Giappone, da un lato nel 1961 per un dottorato all’Università di Zurigo sotto la supervisione del famoso germanista Emil Staiger, dall’altro semplicemente per visitare la sua sempre amata terra natia, la Svizzera centrale. Le sue origini centro-svizzere, insieme al suo sacerdozio cattolico, non avrebbero dovuto spingerlo a fare proselitismo in Giappone a favore della sua confessione d’origine? Sarebbe da aspettarselo, ma non fu così, non nel caso di Thomas Immoos. Anche come missionario in terra straniera, egli rimase uomo di ricerca e di interrogativi. Invece di imporre una religione, cercò ciò che univa la religiosità in Giappone e le posizioni cattoliche. Il suo lavoro di evangelizzazione può quindi essere descritto come reciproco. Le sue principali aree di ricerca furono il teatro di culto giapponese, lo shintoismo o anche il buddismo, dove trovò somiglianze e analogie e fu così in grado di attirare allo stesso tempo l’attenzione sulle carenze del cattolicesimo stesso. La teoria degli archetipi di C.G. Jung gli fu utile in questo contesto. Si constata quasi con ironia che la visione di Thomas Immoos dell’Estremo Oriente può rivelare nuove idee in campo psicologico e teologico a riguardo del vicino Occidente.

    Blocco cattolico conservatore – sistema di norme – analogie – teatro di culto – Shinto – buddismo – reciprocità.

  • Fabio Rossinelli and Filiberto Ciaglia | The Collateral Activities of Missionaries in Southern Africa between Exploration and Exploitation

    Memorie in tensione – Le attività collaterali dei missionari in Africa meridionale tra esplorazione e sfruttamento nel XIX secolo

    Questo articolo analizza le attività di diversi missionari europei che lavorarono in Lesotho, Zambia, Mozambico e Transvaal nel XIX secolo attraverso le missioni di Parigi (Société des Missions évangéliques de Paris, fondata nel 1822) e Losanna (Mission Romande, prima Mission Vaudoise, 1874). L’attenzione si concentra sul modo in cui questi missionari svilupparono i propri interessi personali al di fuori del loro mandato. Erano in gioco conoscenza e denaro. Mentre alcune attività venivano rese pubbliche, altre venivano trattate con la massima discrezione. Ciò influenzò e plasmò il modo in cui fu costruita la memoria missionaria. Le fonti utilizzate per questo studio sono elencate in un database creato dagli autori stessi, con un team multidisciplinare in Italia: missioniprotestanti-africaaustrale.org (online dal 2022, interattivo dal 2024).

    Missione – Sudafrica – conoscenza – denaro – ricordo – memoria.

  • Christian Antonio Rosso I Le memorie dei padri della Consolata e dei frati minori in Somalia

    «Nella Terra degli Aromi» – Storia dell’esperimento missionario cattolico in Somalia nel XX secolo nelle memorie dei Padri della Consolata e dei Frati Minori

    Esiste un nesso profondo che lega la storia della missione cattolica della Somalia alle vicende politiche dell’Ultima colonia, in stretta dipendenza dalle stagioni che il colonialismo aveva vissuto nel succedersi delle epoche liberale e fascista, dell’amministrazione britannica e di quella italiana. Con il presente articolo si cercherà di dare conto succintamente delle diverse fasi dell’espansione missionaria in Somalia, partendo dal pionieristico tentativo dei trinitari, iniziato nel 1904, per approdare a quello più duraturo dei Frati Minori, dopo la breve e significativa parentesi dei Padri della Consolata, attraverso il medium della memoria dei missionari. La memorialistica custodita negli archivi o data alle stampe mostra chiaramente la coscienza con cui i missionari «facevano» missione, le motivazioni sottese al loro agire, la confusione tra civilizzazione e cristianizzazione. Attesta inoltre la presenza di più centri di produzione «ideologici»: uno centrale vaticano e uno più periferico incline al compromesso con il fascismo. Il ritorno dell’Italia nel Corno nel 1950 in qualità di potenza fiduciaria ha rappresentato per i religiosi l’occasione utile per una riscrittura della storia della loro presenza in Somalia, non senza ambiguità, omissioni e reticenze.

    Somalia – padri della Consolata – civilizzazione – cristianizzazione – espansione missionaria – memorie.

  • Mick Feyaerts, Simon Nsielanga and Idesbald Goddeeris | Congolese Religious Memories of the Colonial and Missionary Past

    Il potere del silenzio – I ricordi dei religiosi congolesi del passato coloniale e missionario

    Questo articolo esamina il modo in cui i religiosi congolesi – gesuiti e Annunziate in Congo e clero congolese in Belgio – guardano al passato coloniale e al ruolo dei missionari e dimostra che essi lo affrontano per lo più in termini positivi, persino con gratitudine e lode, anche se non mancano vaghe critiche e, per quanto riguarda gli anni ’70 nel contesto dell'africanizzazione, un’opposizione esplicita contro la narrazione dominante. La messa a tacere delle pagine oscure del passato coloniale può essere spiegata in diversi modi. Così facendo, i religiosi congolesi superano una lettura della storia coloniale del Congo in cui i congolesi sono mere vittime e rivendicano il controllo sulla propria storia. Essi confermano inoltre la propria appartenenza alle congregazioni transnazionali e alla Chiesa cattolica in generale. Infine, la predominanza di elementi positivi in queste memorie coloniali collettive deve anche essere letta sullo sfondo del degrado infrastrutturale e dell’impotenza politica del Congo attuale. Il contrasto con l’epoca coloniale permette ai religiosi congolesi di esprimere implicitamente un’accusa nei confronti delle autorità, tenendosi al contempo al riparo da azioni repressive.

    Missionari – memoria – decolonizzazione – Congo – Belgio.

  • Silvia Cristofori | The Ibadan School and Historiographical Continuity as a Decolonisation of Africa's Past

    La storia come realtà vivente – La scuola di Ibadan e la continuità storiografica africana come decolonizzazione della storia

    L’articolo analizza alcuni lavori della scuola di Ibadan con l’obiettivo di ricostruire come, nella temperie dei nazionalismi africani, essi fossero animati dall’intento di dare legittimazione storiografia alla coscienza storica che era stata negata all’Africa. Tale operazione, da un lato, svelava quanto la storiografia fosse stata prima di allora non solo scrittura di una storia parziale ma anche vero e proprio dispositivo ideologico di dominazione. D’altro, provava a riannodare una continuità storiografica tanto con le tradizioni orali africane quanto con le storie non accademiche scritte dall’élite cristiana nigeriana a partire dagli Settanta del XIX secolo. L’articolo intende mettere in luce come in questo confronto si sia generata una questione irrisolta che costituisce uno dei lasciti più interessanti della scuola di Ibadan: la scrittura della storia, accademica e non accademica, connetteva il passato africano alla storia universale, ponendolo in conversazione con altre esperienze umane, ma disconnetteva anche la tradizione orale dalla coscienza e dal senso della storia che aveva espresso nel proprio contesto di produzione.

    Storiografia africanista – scuola storiagrafica di Ibadan – decolonizzazione della storia – nazionalismo e storiografia – storiografia dell’élite cristiana africana del XIX secolo – tradizioni orali africane e scrittura della storia.

  • Francesca Badini | The Use of ‹Collective Memory› in Muhammad al-Gazali's Religious Discourse

    L’uso della ‹memoria collettiva› nel discorso religioso di Muḥammad al-Ġazālī – la battaglia di Badr (624) e la guerra d’ottobre (1973)

    L’obiettivo di questo articolo è di esplorare la possibilità di analizzare il concetto di utopia retrospettiva nella predicazione di Muḥammad al-Ġazālī (1917–1996) come una ricostruzione di una ‹memoria collettiva›. L’analisi esamina il sermone che al-Ġazālī presentò alla moschea ʿAmr ibn al-ʿĀṣ del Cairo il 14 dicembre 1973, a proposito del versetto Q. 2:217. L’analisi del sermone in esame presenta la strategia esegetica con la quale al-Ġazālī riuscì a giustificare gli eventi legati alla guerra di ottobre del 1973, ovvero l’attacco delle forze egiziane durante quello che era considerato il mese sacro, alla battaglia di Badr del 624, evento rielaborato dalla tradizione islamica e presentato alla comunità islamica dalla prospettiva della ‹memoria collettiva›. In questo contributo presento i due eventi storici considerati, contestualizzo l’attività di predicazione di al-Ġazālī nel 1973, accennando al rapporto tra l’esegeta e la rappresentazione politica dello Stato egiziano in quegli anni, e analizzo poi il sermone considerato, spiegando perché l’autore scelse di giustificare le azioni del presidente Anwar Sadat (1918–1981) attraverso il proselitismo religioso e il richiamo alla ‹memoria collettiva›.

    Muḥammad al-Ġazālī – guerra d’ottobre del 1973 – battaglia di Badr – comunità islamica – tradizione islamica – Stato egiziano – Anwar Sadat.

  • Marcello Grifò | Memoria e missione nella riflessione teologica post-coloniale

    Al di là del male la martyria della memoria – Per una storia delle categorie di memoria e di missione nella riflessione teologica post-coloniale

    Provando a riannodare i sottili filamenti dell’intricato ordito di una storia tormentata, il presente contributo, dopo aver preso in considerazione l’approccio alla memoria in Africa durante la vicenda coloniale – ora evocativo, ora sostitutivo – intende indagarne la funzione soprattutto al tramonto di quella controversa stagione, allorché la missione smette di agire come uno dei principali canali di propagazione dei valori e degli stili di vita europei e ha inizio, per converso, un serio processo di inculturazione della fede sotto il profilo teologico, liturgico e antropologico, ma altresì la costruzione di una società equa e moderna cui le Chiese non vogliono far mancare il loro specifico contributo. Conseguentemente la categoria di missione non viene più a coincidere con lo sforzo di estensione della fede cristiana ma, veicolando un annuncio dell’Evangelo non più separabile da un nesso genetico con la giustizia sociale, l’equa ridistribuzione delle risorse, la democrazia e la riconciliazione universale, assume un carattere robustamente civile. È in questa prospettiva che tra le molteplici coniugazioni possibili del fare memoria il presente studio ha scelto di mettere in luce una sua inedita declinazione teologica la cui indagine è ancora una delle meno investigate in sede storica e antropologica. Essa, oltrepassando lo specifico della memoria endogena la eleva a segno di un’universalità della ragione che comporta per l’umanità di qualunque fede ed etnia la condivisione di principi basici e fondativi e il perseguimento di uno scopo comune.

    Martyria – memoria – missione – teologia post-coloniale – inculturazione – vita europei - giustizia sociale – universalità.

  • Ilaria Macconi | Inculturazione e ‹decolonizzazione› della missione in Africa

    Inculturazione e ‹decolonizzazione› della missione in Africa – per una nuova narrazione sull’evangelizzazione

    Nel mio contributo intendo analizzare come nel periodo immediatamente successivo ai processi di decolonizzazione in Africa e su spinta del Concilio Vaticano II, si sia imposta una diversa narrazione sull’evangelizzazione e con essa anche l’esigenza di cercare nuovi modelli di riferimento per l’incontro con l’altro. In questi anni di profonde trasformazioni, la Chiesa si interroga non solo sul futuro della missione, ma anche sul suo passato. Al centro di questa ‹revisione› della memoria missionaria si inserisce il dibattito sul complesso rapporto tra fede e cultura che porterà anche alla decolonizzazione dell’idea stessa di missione. Emerge infatti con preponderanza la consapevolezza che non si può evangelizzare senza una reale «inculturazione» del messaggio di Cristo. Gli atti di convegni e settimane di studio ci permettono di seguire gli snodi principali della discussione, mentre quanto i missionari e le missionarie scrivono (in particolare dal Kenya), testimoniano come questa è stata recepita nel vissuto di ogni giorno.

    Africa – cultura – decolonizzazione – evangelizzazione – fede – inculturazione – memoria – missione – missionari – narrazione.

  • Madelief Feenstra | Postcolonial Memory at Work in Two Dutch Protestant Churches

    «È tempo di guidare il cammino» – La memoria postcoloniale al lavoro in due chiese protestanti olandesi

    Come in altre ex metropoli coloniali, negli ultimi decenni i Paesi Bassi hanno visto emergere importanti dibattiti sociali ed accademici sulla natura e l'eredità del passato coloniale e in particolare schiavista del Paese. Negli ultimi anni un numero sempre maggiore di istituzioni tradizionali – dai musei alle amministrazioni comunali – ha avviato programmi per esaminare e riconoscere il ‘proprio’ coinvolgimento storico nella tratta transatlantica degli schiavi o si è orientato verso un esame critico dei modi in cui le tracce di questo passato permeano il presente. Il corrente articolo esplora il modo in cui due comunità ecclesiastiche olandesi, la Chiesa evangelica luterana di Amsterdam e la Fratellanza evangelica di Amsterdam e Flevoland, stanno partecipando attivamente a questo cambiamento e si stanno confrontando con la storia e con l’eredità dello schiavismo passato. Lo fa attraverso l’analisi di una pubblicazione avviata da entrambe le congregazioni e pubblicata nel 2020, che illustra il programma di un gruppo di lavoro istituito congiuntamente dalle due comunità e che include i testi di un concorso di saggi, di un simposio e di sermoni.

    Memoria postcoloniale – Paesi Bassi – schiavitù – religione – missione – Suriname – Chiesa evangelica luterana – Chiesa morava.

DOSSIER: PROMUOVERE LA LIBERTÀ RELIGIOSA NEL PROCESSO DI HELSINKI

  • Eva Maurer | Das Schweizerische Ost-Institut, die Kirchen und die Menschenrechte

    Come va con la religione? – L’Istituto Svizzero dell’Est, le chiese e
    i diritti umani 1974–1975

    Nel 1974–1975, durante la fase finale dei negoziati OSCE, l’Istituto svizzero dell’Est (SOI) di Berna pubblicò diversi testi sul rapporto tra religione e comunismo. Pur assumendo una posizione critica nei confronti delle negoziazioni, questo istituto di ricerca anticomunista utilizzò la retorica dei diritti umani popolare negli anni Settanta per denunciare l’oppressione nei Paesi dietro la cortina di ferro. Questa attenzione, tuttavia, non era motivata esclusivamente dalla situazione critica degli operatori religiosi nell’Europa orientale, ma era legata anche ad una critica delle tendenze ‹di sinistra› all’interno delle organizzazioni ecclesiastiche svizzere. La pubblicazione avvenne poco prima delle elezioni cantonali e nazionali e fu segretamente cofinanziata da rappresentanti del partito liberale svizzero (PLR) di Zurigo. Il suo stile polemico, tuttavia, incontrò il rifiuto persino del centro politico. Dopo la metà degli anni ‘70, l’attenzione dell’Istituto per le questioni religiose sembra essersi affievolita e, a differenza dell’Istituto Glaube in der Zweiten Welt (‹Fede nel secondo mondo›, G2W), l’Istituto si è appena interessato dei nuovi gruppi per i diritti umani nei Paesi socialisti.

    Processo OSCE –– Istituto svizzero dell’Est – Peter Sager – anticomunismo – religione – Chiesa – diritti umani – Europa orientale – Svizzera.

  • Erik Sidenvall | Missionary Enthusiasm and Human Rights Activism

    Entusiasmo missionario e attivismo per i diritti umani – Uno studio del mondo religioso-politico della Missione Svedese Slava, 1965–1985

    Questo articolo analizza i modi in cui la Missione Slava Svedese (Slaviska missionen) è stata coinvolta nell'attivismo per i diritti umani dalla metà degli anni Sessanta al 1989. Sostiene che la difesa dei diritti umani, incentrata principalmente sulla posizione dei protestanti in Unione Sovietica, ha portato a una ridefinizione dell'aspetto pubblico della missione. In quanto foriera di conoscenza, divenne partner di una rete poco organizzata di ONG per i diritti umani.

    Diritti umani – guerra fredda – protestantismo – missioni cristiane – religione – Unione Sovietica – Missione Slava.

  • Markku Ruotsila | Finnish Churches and the Helsinki Process in Transnational Perspective

    Distensione, finlandizzazione e resistenza – Le Chiese finlandesi e il processo di Helsinki in una prospettiva transnazionale

    Questo articolo ricostruisce l’intera gamma di opinioni della Chiesa finlandese riguardo al processo di Helsinki a partire da una serie di carteggi privati contemporanei e di archivi istituzionali, dalla stampa religiosa e da fonti di storia orale. Mostra che, accanto al discorso ufficiale celebrativo incentrato sulla distensione e sulla costruzione della fiducia, il processo di Helsinki suscitò un’opposizione vigorosa e prolungata in tutta la società civile finlandese, comprese le Chiese. Ciò avvenne in particolare per quanto riguarda la natura dei diritti umani da proteggere ai sensi del ‹basket› III dell’Atto finale di Helsinki. Su questo tema, la direzione ad impronta ecumenica della Chiesa finlandese si divideva fondamentalmente dai neo-pietisti evangelici che costituivano la maggior parte dei fedeli praticanti. Come gran parte del resto del movimento ecumenico, la prima optava per un’agenda socialmente progressista per la CSCE/OSCE, che aspirava ad una convergenza dei due sistemi economici in competizione e che metteva in secondo piano la libertà religiosa a favore dei ‹diritti umani sociali›. I secondi, invece, rifiutavano la distensione e la costruzione della fiducia e si interessavano al processo di Helsinki solo in quanto mezzo per portare avanti i propri obiettivi di libertà religiosa nelle terre controllate dai sovietici.

    Ecumenismo – evangelicalismo – fondamentalismo – diritti umani – finlandizzazione – roll back – contrabbando di Bibbie – OSCE – CSCE.

  • Roland Cerny-Werner | Der Vatikan im internationalen Raum

    Il Vaticano nell’arena internazionale – una svolta epistemologica tra la Seconda guerra mondiale e il Concilio Vaticano II

    Sebbene il Papa – secondo l’immagine che aveva di sé – si sia sempre sentito responsabile del mondo intero, ciò avvenne fino al XX secolo con una visione piuttosto esclusivista e sovrasociologica del «mondo che circonda la Chiesa». Con le drammatiche sfide del XX secolo, tuttavia, iniziò una trasformazione teologica, politica e, in senso foucaultiano, epistemica. Un processo facilmente comprensibile se si considera la diplomazia papale sulla scia della guerra fredda che si stava formando e affermando in quei tempi e della relativa minaccia esistenziale di annientamento del mondo intero. Questo riorientamento raggiunse il suo culmine intermedio con il «discorso di pace» di Paolo VI all’ONU, ma era già stato avviato durante i pontificati dei suoi immediati predecessori dopo le due guerre mondiali. La Santa Sede iniziò così a concettualizzare e, soprattutto, a fondare teologicamente il suo impegno nell’arena internazionale. Con la svolta ecclesiologica del Concilio Vaticano II e il relativo rifiuto di una Chiesa come «societas perfecta», il Papa vinse un notevole prestigio nella sfera internazionale come autentico agente della «custodia del creato».

    Politica ecclesiastica internazionale – guerra fredda – Ostpolitik vaticana – storia della diplomazia – Concilio Vaticano II – diplomazia di pace – storia della teologia.

  • Katharina Kunter | Historical Perspectives on Churches and the New Geopolitical Challenges in Europe

    Addio all’idea di neutralità – Prospettive storiche sulle Chiese e le nuove sfide geopolitiche in Europa

    Soprattutto nei primi due anni della guerra di aggressione russa in Ucraina, numerosi rappresentanti delle Chiese ecumeniche invocarono gli strumenti della politica di distensione degli anni Settanta per legittimare le loro attuali posizioni di politica ecclesiastica sulla guerra in Ucraina. I termini ‹dialogo› e ‹neutralità› vi furono centrali. L’articolo esamina in che misura istituzioni cristiane influenti a livello globale quali il Vaticano, il Consiglio mondiale delle Chiese e altre organizzazioni religiose si considerarono attori neutrali durante la guerra fredda e coltivarono anche una percezione di sé coerente con questa posizione. La ‹neutralità› viene introdotta e utilizzata come categoria storica in un’analisi del ruolo delle Chiese come attori teoricamente neutrali e i limiti del loro impegno politicamente ‹neutrale›. L’attenzione si concentra sulle Chiese protestanti.

    Guerra fredda – distensione – dialogo – neutralità – Consiglio mondiale delle Chiese – guerra d’Ucraina – XX secolo – anni Settanta.

  • Massimo Faggioli | The Holy See's Appeals to Helsinki 1975 for Peace in Ukraine

    «Abbiamo bisogno di un nuovo spirito di Helsinki» – Gli appelli della Santa Sede
    a Helsinki 1975 per la pace in Ucraina in una prospettiva storica

    L’articolo analizza le invocazioni dello ‹spirito di Helsinki› (gli accordi di Helsinki del 1975, che videro la Santa Sede pienamente coinvolta) durante gli sforzi di Papa Francesco e della diplomazia vaticana per porre fine alla guerra in Ucraina dopo l’invasione iniziata dalla Russia il 24 febbraio 2022. Queste invocazioni vennero ripetute durante il primo anno di guerra in Ucraina e mostrano la distanza tra le aspirazioni della Santa Sede e quelle della Russia e dell’Ucraina, ma anche la differenza tra la diplomazia vaticana e la ‹Ostpolitik› nel contesto della guerra fredda e nello sconvolgimento dell’ordine internazionale del XXI secolo.

    Accordi di Helsinki – diplomazia vaticana – guerra fredda – papato – Ostpolitik – guerra Russia-Ucraina.

VARIA

  • Stefan Bojowald | Eine kleine Beobachtung zur Lasterhaftigkeit der Mönche in der koptischen Vita Pachomii

    Breve osservazione sulla depravazione dei monaci nella Vita Pachomii copta

    In questo articolo si tenta un nuovo approccio ad un passo della Vita Pachomii copta. L’attenzione si concentra sulla descrizione della vita sfrenata di alcuni monaci. La brama di indossare abiti belli e altri piaceri mondani vengono esplicitamente criticati. Lo stesso tema può essere individuato nell’Apocalisse siriana dello Pseudo Metodio.

    Patristica copta – Patristica siriaca – vestiti – Vita Pachomii – Apocalisse dello Pseudo Metodio.

  • Paul Bühler-Hofstetter | Die Madonna in den Erdbeeren – Symbolik und Hintergründe

    Madonna delle fragole – simbolismo e contesto

    Il dipinto della Madonna delle fragole è caratterizzato da una ricca simbolistica: fragole come nutrimento per bambini defunti, un bambino con un lacrimatoio per un bambino defunto. Probabilmente, il dipinto fu concepito come immagine commemorativa per la morte di un bambino. Una lettura del lacrimatoio ci fa intendere che possiamo affidare i bambini morti prematuramente a Maria, che vuole permettere loro l’accesso in Paradiso. Come autore si ipotizza Hans von Tieffenthal da Schlettstadt. Il quadro venne acquisito nel 1865 tramite l’associazione culturale di Soletta da quello che era stato il monastero di S. Giovanni. Secondo una leggenda fluviale figurativa pare che il quadro abbia percorso il fiume Aar durante la Riforma (1528) e che sia stato affidato a delle pie suore. Che si trovasse nel monastero di Gottstatt può essere supposto sulla base del patrocinio locale di Maria e della vicinanza geografica a Soletta. Il donatore potrebbe essere stato il conte Corrado III di Neuchâtel, figlio in affidamento della vedova dell’ultimo conte di Nidau della dinastia fondatrice dei Gottstatt.

    Storia dell’arte Simbolismo Quadro commemorativo Soletta Periodo della Riforma Abbazia di Gottstatt.

  • Nicolas Giel | Deutsche Ideen in römischen Händen? – Eine komparative Analyse der De concordantia catholica von Nicolaus Cusanus und der Declamatio von Lorenzo Valla

    Idee tedesche in mani romane? – Un’analisi comparata del De concordantia catholica di Cusano e della Declamatio di Lorenzo Valla

    A sette anni di distanza l’uno dall’altro, prima Cusano e poi Lorenzo Valla affrontano la questione della veridicità della Donazione di Costantino. Questa vicinanza temporale ha sollevato la questione se Valla sia stato influenzato da Cusano nella sua confutazione della Donazione. L’articolo che segue esamina questa domanda per trovarvi una risposta. A tal fine vengono confrontati sia gli argomenti per confutare la Donazione di Costantino sia i programmi di governo presentati da Cusano e Valla nelle loro due opere, rispettivamente il De concordantia catholica e il Declamatio. Dal confronto emerge chiaramente che ci sono argomenti sufficienti per ritenere che Valla si sia ispirato a Cusano. Tuttavia, i due testi differiscono l’uno dall’altro in diversi punti essenziali, motivo per cui sarebbe eccessivo parlare di un’influenza. È evidente che Cusano favorisce l’imperatore nella sua ideologia politica e concede ai concili un ruolo speciale. Valla, invece, favorisce la città di Roma e i governanti in generale. Il Papa dovrebbe mantenere la sua posizione di primato all’interno della Chiesa.

    Cusano – De Concordantia catholica – Lorenzo Valla – Declamatio – ideologia politica – Donazione di Costantino.

  • Mariano Delgado | Pioniere der Missionsutopie und der Missionsethnographie der Frühen Neuzeit – 1524 kamen die ersten zwölf Franziskaner nach Mexiko

    Pionieri dell’utopia missionaria e dell'etnografia missionaria nella prima età moderna – i primi dodici francescani arrivarono in Messico nel 1524

    Questo articolo esamina luci e ombre della missione francescana del XVI secolo in Messico. I missionari furono pionieri dell'utopia missionaria con la tendenza a «francescanizzare» gli indios e pionieri dell'etnografia missionaria con un duplice scopo: sradicare meglio l’idolatria e salvare l'onore delle culture indiane. Anche a causa dell'intreccio tra conquista coloniale ed evangelizzazione, i francescani non poterono sempre seguire «le orme» del loro padre San Francesco. Tuttavia, nel complesso, la loro missione in Messico fa parte di uno dei capitoli più brillanti della storia della Chiesa.

    Missione in Messico – Missione Francescana – utopia missionaria – etnografia missionaria.

  • Heins Sproll | Christianisierung oder Sinisierung in der frühen Chinamission? Die Inkulturationsmethode Matteo Riccis SJ am Beispiel seiner auf Cicero referenzierenden Schrift De amicitia

    Cristianizzazione o sinizzazione nella prima missione in Cina? Il metodo di inculturazione di Matteo Ricci SJ sull’esempio del suo scritto De amicitia, riferito a Cicerone

    L’articolo esamina da una prospettiva di storia globale il metodo di inculturazione intrinsecamente inclusivo di Matteo Ricci (1552–1610) come un modo di cristianizzazione che prendeva sul serio la cultura dell’impero cinese della tarda dinastia Ming nella sua alterità rispetto alla cultura europea. Con l’aiuto dell’interpretazione umanistica del De amicitia di Cicerone, Matteo Ricci riuscì a entrare nello spazio comunicativo dei mandarini colti in modo tale da ‹tradurre› il contenuto etico di questo scritto in valori confuciani con esso compatibili. Nel presente scritto si cerca di capire come la capacità di apprendimento linguistico e interculturale di Ricci gli permise di tradurre la connettività comunicativa della pretesa di verità cristiana dell’universalità della salvezza in operazioni di trasmissione che ebbero un effetto cristianizzante nel senso umanistico di allora su alcuni dei suoi destinatari dell’élite meritocratica della corte imperiale. La questione iniziale sul risultato di queste operazioni è quindi risolta: cristianizzazione della Cina o sinizzazione della missione cristiana.

    Marco Tullio Cicerone (106–43) – Matteo Ricci (1552–1610) – corte imperiale cinese dei Ming – funzionari intellettuali confuciani (litterati) – metodo di inculturazione – sinizzazione – disputa sui riti.

  • Zélian Waeckerlé | Une paroisse «franco-suisse» en diocèse de Bâle au XVIIIe siècle – regards transfrontaliers sur Rodersdorf et ses annexes de Liebenswiller et Biederthal (selon les sources locales)

    Una parrocchia «franco-svizzera» nella diocesi di Basilea nel XVIII secolo – sguardi transfrontalieri su Rodersdorf e su suoi annessi Liebenswiller e Biederthal (secondo le fonti locali)

    Un confine, nel senso statale moderno e contemporaneo del termine, ha un potere di controllo sulla vita religiosa dei territori e delle popolazioni che delimita? Le parrocchie ai confini del Giura dell’Alsazia dei Borbone forniscono alcuni elementi di risposta che tendono verso la porosità, o almeno la relatività del confine di Stato. Tanto più che i confini spirituali non si sovrappongono a quelli temporali. Ad esempio, il capitolo rurale di Leimental comprendeva parrocchie appartenenti sia al Regno di Francia che agli Stati Elvetici. A causa dei suoi due annessi francesi, la parrocchia di Rodersdorf è stata descritta come una «parrocchia internazionale» dalla storiografia locale. Se questo aggettivo è vero in teoria, la virtuale assenza di divisioni socio-culturali tra Rodersdorf e i suoi annessi suggerisce che questa parrocchia fosse, al contrario, integrata in un territorio più sfumato – un paese della conoscenza. Parrocchia franco-svizzera o confine fittizio?

    Regno di Francia – Stati Elvetici – «parrocchia internazionale» – parrocchia di confine «franco-svizzera» – Giura – Alsazia.

  • Johan Smits | Towards a Contextual Canon of Theology – A Network-based Approach to German Academic Theology (1820–1870)

    Verso un canone contestuale di teologia – un approccio basato sulle reti sociali alla teologia accademica tedesca (1820–1870)

    Nel campo della teologia storica, la ricezione in un secondo momento è spesso il criterio principale per stabilire l’importanza. Questo saggio dimostra che i diversi strumenti dell’analisi delle reti sociali forniscono una visione completa del panorama teologico che può includere i diversi fattori e sviluppi contestuali. Dopo un’introduzione alla metodologia applicata, l’articolo esplora la rilevanza delle istituzioni dell'amministrazione ecclesiastica e delle associazioni per il panorama teologico della metà del XIX secolo. Si sostiene che, sullo sfondo di un panorama di amministrazione ecclesiastica persistentemente statale, le associazioni crearono una sorta di palcoscenico nazionale per i teologi accademici. L’articolo si conclude con un tentativo di stabilire un canone basato sulle reti sociali per la teologia nei periodi 1820–1842 e 1843–1870. Infine, vengono discusse criticamente le implicazioni di questo canone a livello individuale e istituzionale.

    Analisi delle reti sociali – visualizzazione – teologia accademica – amministrazione della Chiesa – società – canone di teologia – storia della teologia.

  • Simon Friedli | Wie Der letzte Ketzer die Vergangenheit in die Gegenwart bringt

     Come Der letzte Ketzer porta il passato nel presente

    Questo articolo analizza il documentario Der letzte Ketzer, uscito nel 2022, sul contadino di Entlebuch Jakob Schmidlin (1699–1747), accusato di eresia, condannato e giustiziato a Lucerna. Sulla base della proposta di analisi di film storici di Robert Rosenstone si esamina come Der letzte Ketzer veicola il suo tema storico in una narrazione, come questa è strutturata, in quale forma e con quali tecniche stilistiche e audiovisive è realizzata e quali messaggi si intende in definitiva trasmettere al pubblico attraverso il film.

    Documentario – eresia – Schmidlin – Lucerna – antica Confederazione Svizzera – analisi dei film – storia popolare.

  • Ulrich van der Heyden | Das Prachtboot: Wie Deutsche die Kunstschätze der Südsee raubten – oder nicht

    La magnifica barca: come i tedeschi rubarono i tesori d’arte
    dei mari del Sud – o forse no

    Ai dibattiti in corso in Europa da circa due decenni, in particolare alla luce degli sviluppi in Germania, sulla restituzione di presunti beni saccheggiati o depredati dai Paesi del Sud globale, in particolare dai territori ex coloniali, stanno cercando di partecipare non solo alcuni attivisti con poche conoscenze storiche, ma anche giornalisti e persino accademici i cui campi di ricerca si collocano in realtà in ambiti completamente diversi. Tra questi, lo storico e giornalista Götz Aly, molto stimato per i suoi risultati nel campo della ricerca sul nazismo. Aly ha scritto un libro sul presunto furto di un'imbarcazione dai mari del Sud durante il periodo del colonialismo tedesco, libro che ha attirato una grande attenzione da parte dei media – ma che ha anche suscitato obiezioni e critiche da parte degli esperti del settore.

    Colonialismo tedesco – restituzione – mari del Sud – wokeness – storia coloniale.