Edizione di 2023
Volume 117 (2023)
TEMA: LES RELATIONS DIPLOMATIQUES ENTRE LA CONFÉDÉRATION ET LE SAINT-SIÈGE
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Lorenzo Planzi | Introduction au dossier thématique – La diplomatie de l’Église à l’écoute de la Suisse
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Bernard Andenmatten | Les relations entre la papauté et l’espace suisse durant le Moyen Age
Le relazioni tra il Papato e la Svizzera nel Medioevo
Per ovvie ragioni cronologiche, nel Medioevo la Svizzera non fu un interlocutore istituzionale del papato, soprattutto perché nell’area confederata non fu stabilita nessuna sede episcopale. Ciononostante, i papi ebbero dei rapporti con i territori elvetici, in particolare quando attraversavano le Alpi nei loro viaggi verso il regno di Francia. Fu durante le crisi del tardo Medioevo (la cattività avignonese, il Grande Scisma, i concili di Basilea e Costanza) che il papato e i suoi inviati si avvicinarono alla Svizzera, esattamente nel periodo in cui gli svizzeri sviluppavano una propria identità politica, forgiata durante i conflitti contro gli Asburgo e le guerre borgognone. L’inizio delle guerre d’Italia e il bisogno dei papi di truppe mercenarie portarono alla formalizzazione del rapporto sancita dai pontefici con la «Lega dell’Alta Alemannia».
Confederazione Svizzera – Papato – Vescovi – Grande Scisma 1378 – Concilio di Costanza – Concilio di Basilea – Antipapa Clemente VII – Amedeo VIII di Savoia – Antipapa Felice V – Papa Martino V – Papa Pio II.
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Peter Opitz | Die Beziehungen der Päpste zur Eidgenossenschaft in der Zeit der Reformation
I rapporti dei Papi con la Confederazione durante la Riforma
Se, secondo il diritto antico, i legati papali avevano soprattutto una missione religiosoteologica, nella Confederazione ciò non valse durante il periodo della Riforma qui esaminato. In accordo con i papi dell’epoca, che raramente si occupavano di questioni religiose ed ecclesiastiche, il loro compito era esclusivamente politico. Fino a dopo la Riforma, la Confederazione fu percepita e corteggiata dai papi esclusivamente come serbatoio di truppe. Questa pratica terminò con l’istituzione della Confederazione biconfessionale nel 1532. La Guardia Svizzera sopravvisse come guardia del corpo papale. D’altro canto, la Confederazione, dal punto di vista religioso fedele a Roma, trattava i papi che agivano come signori della guerra come tali. È sorprendente che non solo i papi, ma anche i loro inviati in Svizzera non sembrino aver percepito la Riforma come un movimento di carattere religioso.
Riforma – Papato – Confederazione – Legazioni – Mercenarismo.
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Mario Galgano | Das Bild der Schweiz bei den Nuntien in Luzern im 16. und 17. Jahrhundert
L’immagine della Svizzera tra i nunzi di Lucerna nel XVI e XVII secolo
Gli inviati del Papa a Lucerna, che agirono come nunzi a partire dal 1586, descrissero la Svizzera e gli svizzeri nelle loro lettere e istruzioni. L’immagine di un popolo di montagna, composto da diversi eretici e in generale in antitesi alla cultura romana, caratterizzò costantemente l’atteggiamento degli inviati da Roma nei confronti degli svizzeri. Negli scritti non si notano cambiamenti significativi di questa descrizione. Al contrario, i nunzi del XVI e XVII secolo non fecero che ripeterla e consolidarla. Nonostante la significativa influenza di quest’immagine negativa, ci fu un vivace scambio tra i nunzi, quasi esclusivamente italiani, e la popolazione locale a nord delle Alpi, nel quale si alternavano diffidenza e fascino, anche se nei confronti degli svizzeri ci fu fondamentalmente una mancanza di comprensione.
Svizzera – Chiesa cattolica – Nunziatura – Istruzioni – Scambio – Papato – Italia.
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Roger Liggenstorfer | Das Archiv der Luzerner Nuntiatur im Apostolischen Archiv des Vatikans (1585–1873)
L’Archivio della Nunziatura di Lucerna nell’Archivio Apostolico del Vaticano (1586–1873)
La nunziatura di Lucerna fu fondata nel 1586 e abolita nel 1873 con la partenza del suo ultimo residente. Grazie ad una decisione del Consiglio federale, la nunziatura poté essere riaperta nella Confederazione, a Berna e non più a Lucerna, nel 1921. L’archivio della nunziatura di Lucerna comprende 452 scatole di documenti, lettere, materiali, schizzi e stampati relativi a questo periodo. Le unità archivistiche furono trasportate da Berna all’Archivio Apostolico di Roma sotto circostanze difficili alla fine degli anni Venti. Dal punto di vista del contenuto, i fondi dell’archivio della nunziatura di Lucerna, il «Lucerna», sono archiviati principalmente sotto le voci «Diocesi» e «Monasteri» così come sotto diversi altri titoli tematici. Nell’articolo si fa anche riferimento ai desiderata della ricerca sulle nunziature. In particolare si afferma che solo una considerazione di tutti i fascicoli in Vaticano può permettere una rivalutazione delle possibili questioni di ricerca sulla nunziatura. Tuttavia, si può anche constatare che l’esame dei fascicoli conferma gli stereotipi già noti della ricerca sulle nunziature: i nunzi a Lucerna, spesso personalità ostinate, erano abbandonati a se stessi e spesso le peculiarità elvetiche li facevano tribolare. Che a Lucerna, in nunziatura, si svilupparono anche connessioni con illustri personalità della Confederazione elvetica, amicizie che andavano oltre il «cattolico», è chiaro. Una constatazione, però, è fondamentale quando si tratta di capire cosa «fare» con il materiale. In futuro sarà importante concentrarsi maggiormente sul nunzio e sulla sua personalità. Solo con l’elaborazione di «tutti» i fascicoli, compresi i materiali del «Lucerna», sarà possibile rivalutare l’istituzione della nunziatura e dei suoi nunzi.
Ricerca sulla nunziatura – Nunzi – «Lucerna» – Archivio Apostolico – Confederazione – Abolizione della nunziatura papale.
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Urban Fink | Die Luzerner Nuntiatur im 18. und 19. Jahrhundert
La nunziatura di Lucerna nel XVIII e XIX secolo
Una ricerca sistematica sulla nunziatura di Lucerna è ancora da farsi, anche se alcuni nunzi del XVII e XVIII secolo sono stati studiati approfonditamente. Per quanto riguarda i presupposti e le caratteristiche essenziali dell’attività dei nunzi papali di Lucerna, tuttavia, si possono già fare affermazioni fondamentali sullo svolgimento dell’incarico e sull’orientamento, che valgono anche per le nunziature dell’epoca moderna e contemporanea in altri Paesi: empirismo fittizio basato su istruzioni vecchie di secoli, demarcazione anziché cooperazione, staticità anziché cambiamento, ecc. Dal loro punto di vista, i nunzi italiani sperimentarono in Svizzera disordine e caos, aggravati dalla loro scarsa conoscenza del tedesco, dall’inconsueta situazione economica, politica e confessionale svizzera e da condizioni sociali e culturali diverse rispetto a quelle della loro patria. I chiarimenti qui presentati a proposito del comportamento dei singoli nunzi di Lucerna del XVIII e XIX secolo mostrano l’eterogeneità dei loro modi di procedere, dello zelo rispettivo e del loro talento diplomatico. L’orientamento della diplomazia pontificia, tuttavia, rimase lo stesso, con la conseguenza che i diplomatici pontifici in Svizzera ebbero per lo più solo una funzione conativa senza effetti duraturi. A ciò contribuì il fatto che i compiti e le facoltà dei nunzi di Lucerna, definiti da Roma, non furono mai adattati al passo dei tempi.Ricerca sulla nunziatura – Presupposti e facoltà dei nunzi – Guerra confessionale – Illuminismo cattolico – «Kulturkampf» – Abolizione della nunziatura pontificia.
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Lorenzo Planzi | De la rupture du Kulturkampf à la réouverture de la Nonciature à Berne (1873–1920)
Della rottura nel Kulturkampf alla riapertura della nunziatura di Berna (1873–1920)
Tra centro e periferia, la percezione che la Chiesa cattolica ha sviluppato dei suoi rapporti con la Svizzera nel periodo dell’assenza delle relazioni diplomatiche (1873–1920) è un campo di ricerca da approfondire. Come si mette all’ascolto la diplomazia ecclesiastica della storia delle proprie relazioni con la Svizzera? Dalla Chiesa baluardo di Pio IX (fino al 1878) alla Chiesa della riconciliazione di Leone XIII (1878–1903), dalla Chiesa dottrinale di Pio X (1903–1914) alla Chiesa umanitaria di Benedetto XV (dal 1914), la sensibilità socio-politica dei pontificati successivi gioca un ruolo di primo piano. Non è certamente un caso che i passi più significativi nel riavvicinamento tra Berna e il Vaticano siano stati compiuti durante i pontificati di Leone XIII (risoluzione dei conflitti a Ginevra e fondazione dell’Università di Friburgo) e di Benedetto XV (cooperazione umanitaria durante la Prima guerra mondiale), dal momento che entrambi i papi si concentrarono sulla mediazione e sulla cooperazione. La riapertura della nunziatura a Berna nel 1920 segnò il passaggio verso una nuova fase di apertura diplomatica.
Autoconcezione della Chiesa – Diplomazia – «Kulturkampf» – Nuntiatur di Berna – Papato – Ginevra – Università di Friburgo – Modernismo – Cooperazione umanitaria – Prima guerra mondiale.
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Claude Altermatt | Nouvelle étape vers la fin du Kulturkampf grâce à une diplomatie suisse plus active
Un nuovo passo verso la fine del Kulturkampf grazie a una diplomazia svizzera più attiva
Nel giugno del 1920, dopo 47 anni di rottura delle relazioni, il consigliere federale cattolico-conservatore G. Motta riuscì a convincere il Consiglio federale ad accettare il ritorno della nunziatura. Con questa decisione, il governo federale, a maggioranza protestanteliberale, considerò concluso il Kulturkampf. L’ammissione di una rappresentanza papale nella capitale federale corrispondeva anche alla politica di apertura della diplomazia svizzera nell’immediato dopoguerra. In effetti, fu soprattutto dopo il voto popolare sull’adesione della Svizzera alla Società delle Nazioni (maggio 1920) che venne favorita l’espansione delle relazioni diplomatiche con molti Stati attraverso l’ampliamento della rete di legazioni svizzere all’estero e l’istituzione di nuove missioni diplomatiche a Berna, tra cui la nunziatura. Le questioni delicate dovute al ritorno del nunzio, come la precedenza e le visite ai vari cantoni, furono risolte in modo pragmatico e senza causare danni, grazie all’impegno personale di Motta. Le relazioni tra le confessioni conobbero un periodo di distensione.
Consiglio federale – DPF (Dipartimento politico federale) – Motta – Maglione – Nunziatura – Precedenza.
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Barbara Hallensleben | Diplomatische Beziehungen zwischen der Schweiz und dem Heiligen Stuhl 1920–2020 – Ökumenische Wegzeichen
Relazioni diplomatiche tra la Svizzera e la Santa Sede 1920–2020 – Pietre miliari ecumeniche
Le relazioni diplomatiche della Santa Sede dimostrano che la Chiesa cattolica coltiva le sue relazioni ecumeniche non solo a livello ecclesiastico, ma anche a livello politico. La pace nella giustizia per tutti i popoli e per l’intero creato può essere vista come l’obiettivo ecumenico universale della Chiesa. L’articolo presenta le «pietre miliari ecumeniche» durante i 100 anni di relazioni diplomatiche tra la Svizzera e la Santa Sede, e inizia con una chiarificazione dei termini «ecumenismo» e «movimento ecumenico». L’attenzione si concentra sulle «pietre miliari svizzere» nelle categorie: 1) strutture, 2) compiti pastorali comuni, 3) risvegli spirituali, 4) avvenimenti e iniziative, 5) personalità influenti. L’epilogo considera la dimensione politica dell’ecumenismo: sull’esempio della Svizzera si mostra che la pluralità ecumenica comporta forme diverse nel rapporto tra testimonianza ecclesiastica e ordine politico.
Ecumenismo – Diplomazia – Svizzera – Santa Sede – Strutture di diritto statale-chiesa – Associazione delle Chiese cristiane in Svizzera.
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Denis Pelletier | Entre totalitarisme et sécularisation – Les chrétiens européens à l’épreuve du XXe siècle
Tra totalitarismo e secolarizzazione – I cristiani europei messi alla prova nel XX secolo
Questo articolo offre una panoramica del cristianesimo europeo del XX secolo imperniata su due temi: la critica al totalitarismo e l’inquietudine collettiva di fronte alla secolarizzazione e alla possibile eliminazione del cristianesimo in Europa. I cristiani coinvolti esprimono questa inquietudine e questa critica in modi diversi a seconda delle tradizioni nazionali a cui appartengono e degli orientamenti politici personali. Gli intellettuali cristiani impegnati nella lotta contro il totalitarismo mettono in risalto una riflessione sulla lunga storia dell’Europa moderna, segnata dall’oblio dell’eredità cristiana. Nondimeno, molti di loro si preoccupano anche per il ruolo che il cristianesimo ha avuto nella storia che ha portato alla nascita dei regimi totalitari. La lotta contro la scristianizzazione è regolarmente accompagnata dalla preoccupazione per la secolarizzazione all’interno delle religioni stesse. La caduta del blocco sovietico nel 1991 coincide con l’instaurazione di una nuova configurazione storica del cristianesimo europeo, segnata dalla globalizzazione e dal ritorno della questione religiosa nel dibattito politico.
Cristianesimo – Europa – Totalitarismo – Secolarizzazione – Impegno politico.
DOSSIER: NACHLEBEN DE CLÉMENT DE ROME
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Alexey Morozov/Franz Mali | Littérature pseudépigraphique – Clément de Rome et sa postérité
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Bernard Pouderon | De quelques apports dans les recherches récentes sur le Roman clémentin
Alcuni contributi alla recente ricerca sul romanzo clementino
Il romanzo pseudo-clementino, un’opera edificante che tesse una trama romanzesca che coinvolge Clemente, futuro vescovo di Roma, e l’apostolo Pietro nel loro scontro con Simon Mago, è composto principalmente da due fonti: un racconto di conversione di origine ebraica, il cui eroe era probabilmente un uomo di nome Clemente (verosimilmente un sostituto di Flavio Clemente, il console giustiziato sotto Domiziano per ‹costumi ebraici›) e una o più opere dottrinali di ispirazione ebionita. La letteratura ebraica di conversione, che sarebbe scomparsa se non fosse stato per il romanzo clementino, offre un buon esempio di un proselitismo ebraico non missionario, basato su contatti personali. Un altro contributo riguarda il primato cronologico e sostanziale di una delle due versioni del romanzo clementino, le Homiliae greche, rispetto alla versione latina delle Recognitiones e persino rispetto al suo perduto prototipo greco. Questa constatazione permette di datare la prima versione del romanzo clementino (la Grundschrift) alla fine del II o all’inizio del III secolo, all’epoca in cui Origene ne cita un estratto. Una datazione così precoce può fornire informazioni sulle pratiche e sulle credenze di un ambiente detto ebionita, in molti aspetti vicino alla comunità primitiva. Infine, è emerso che la figura letteraria del Dottor Faust deve molto al Simon Mago presentato nel romanzo; si può addirittura ipotizzare che lo scrittore del Libro di Faust (la prima versione scritta della leggenda) si sia ispirato al romanzo clementino per descrivere il personaggio del medico diabolico.
Pietro l’Apostolo – Clemente di Roma – Flavio Clemente – Omelie pseudo-clementine – Riconoscimenti pseudo-clementini – Ebionismo – Simone il Mago – Dottor Faust – Faustbuch (Libro di Faust)
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Sara Giorgetti | Le epistole pseudo-clementine Ad Virgines nella tradizione manoscritta copta e nel Pandectes di Antioco di San Saba
Le epistole pseudo-clementine Ad Virgines nella tradizione manoscritta copta e nel Pandectes di Antioco di San Saba
Questo articolo si propone di esaminare la storia della tradizione manoscritta diretta ed indiretta delle Ad Virgines, due lettere sulla verginità attribuite a Clemente Romano. Vengono esaminati i frammenti copti che restituiscono alcuni capitoli della prima lettera, analizzando il loro contenuto e la loro rilevanza nel dibattito sulla paternità e sull’ambiente storico-culturale. Inoltre, viene presentato il complesso problema della ricostruzione del testo greco delle Ad Virgines attraverso le 29 citazioni delle pseudo-clementine incluse nelle Pandectes Scripturae Sacrae di Antioco di San Saba (VII secolo). Per la prima volta è descritta l’ampia tradizione manoscritta relativa all’opera di questo dotto monaco, al fine di determinare su quali codici sia possibile basarsi per ricostruire in forma indiretta e parziale il testo greco originale delle Ad Virgines, mai ritrovato.
Ad Virgines – Pseudo-Clemente – Frammenti copti – Antioco di San Saba – Pandectes Scripturae Sacrae.
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Marco Pavan | La traduzione degli scritti attribuiti a Clemente di Roma in ambito siriaco – Il caso delle epistole Ad Virgines
Le Pseudoclementine e i loro lettori – Osservazioni sulla tradizione manoscritta del romanzo clementino
Le Pseudoclementine sono un testo tardoantico che si dice scritto da Clemente di Roma. È conservato in tre versioni: le Homiliae, le Recognitiones e un testo siriaco (che traduce parti delle altre due). Esse vanno giustamente designate come «romanzi», poiché la loromacrostruttura mostra chiari paralleli con quella degli antichi romanzi pagani. La flessibilità che caratterizza il genere ha fatto sì che nei secoli successivi le Pseudoclementine venissero spesso trattate in modo piuttosto aperto, come si può vedere dalla loro ricezione. Dai contesti delle tre versioni tradite nei manoscritti si possono trarre conclusioni sulla percezione del testo al momento della stesura dei codici e quindi anche sui lettori medievali. In questo ambito, soprattutto per quanto riguarda le Recognitiones, c’è ancora un notevole bisogno di effettuare la dovuta ricerca.Clemente di Roma – San Apostolo Pietro – Pseudoclementine – Rufino di Aquileia – Romanzo cristiano – Ricezione medievale.
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Judith Hack | Die Pseudoklementinen und ihre Leser – Anmerkungen zur handschriftlichen Überlieferung des Klemensromans
Le Pseudoclementine e i loro lettori – Osservazioni sulla tradizione manoscritta del romanzo clementino
Le Pseudoclementine sono un testo tardoantico che si dice scritto da Clemente di Roma. È conservato in tre versioni: le Homiliae, le Recognitiones e un testo siriaco (che traduce parti delle altre due). Esse vanno giustamente designate come «romanzi», poiché la loro macrostruttura mostra chiari paralleli con quella degli antichi romanzi pagani. La flessibilità che caratterizza il genere ha fatto sì che nei secoli successivi le Pseudoclementine venissero spesso trattate in modo piuttosto aperto, come si può vedere dalla loro ricezione. Dai contesti delle tre versioni tradite nei manoscritti si possono trarre conclusioni sulla percezione del testo al momento della stesura dei codici e quindi anche sui lettori medievali. In questo ambito, soprattutto per quanto riguarda le Recognitiones, c’è ancora un notevole bisogno di effettuare la dovuta ricerca.Clemente di Roma – San Apostolo Pietro – Pseudoclementine – Rufino di Aquileia – Romanzo cristiano – Ricezione medievale.
VARIA
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Stefan Bojowald | Eine syrische Analogie zum Bild des Schiffes im ägyptischen pAnastasi IV, 10, 4
Un’analogia siriaca all’immagine della nave nella pAnastasi egizia IV, 10, 4
Il presente lavoro rivisita il navi-confronto nel pAn egizio IV, 10, 4. La spiegazione corretta non sembra essere stata ancora trovata. Dal punto di vista dell’autore, il tertium comparationis consiste nelle aste del timone allungate accostate ad ali di uccello tese. Lo stesso motivo letterario ricorre nel padre della Chiesa siriana Efrem Siro, dove il motivo geometrico svolge il ruolo principale. La somiglianza in quanto tale può essere spiegata dalle condizioni culturali approssimativamente simili.
Filologia egizia – confronto tra le navi in pAn IV, 10, 4 – Efrem Siro – Inno della Fide 18, 6/7.
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Horst Rupp | Die neu aufgebrochene Diskussion um den sogenannten Waltensburger Meister
La ripresa della discussione sul cosiddetto Maestro di Waltensburg
Alla fine del XIX e all’inizio del XX secolo, nella parte settentrionale dei Grigioni vennero scoperti degli affreschi, soprattutto in edifici sacri, che presto si rivelarono essere l’opera coerente di un pittore o della sua scuola. L’ignoto artista ricevette il nome di ripiego di«Maestro di Waltensburg», per via della sua opera più matura nella chiesa di Waltensburg, un ciclo della Passione. Il suo lavoro venne intensamente studiato nel XX secolo da storici e storiche dell’arte come Johann Rudolf Rahn, Erwin Poeschel, Helga Reichel e Alfons Raimann. Tuttavia, il monumentale e dettagliatissimo lavoro di Raimann, pubblicato negli anni Ottanta, ha portato questa intensa ricerca ad interrompersi. Solo negli ultimi anni si è ripreso il filo degli studi sull’opera del maestro di Waltensburg, a partire da un simposio tenutosi a Waltensburg nel 2014, ma da allora è stata pubblicata una serie di lavori di ricerca sull’opera con aspetti del tutto nuovi che non erano stati (ancora) messi a fuoco, come la rappresentazione degli ebrei negli affreschi. Si è prestata troppa poca attenzione al carattere eminentemente religioso-teologico di quest’opera. Il presente articolo affronta queste nuove prospettive di ricerca sul lavoro del Maestro di Waltensburg.Affreschi del XIV secolo – Grigioni settentrionale – Maestro di Waltensburg – Nuove prospettive di ricerca – Rappresentazione degli ebrei – Carattere religioso-teologico degli affreschi.
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Cyrille Fauchère | Dans l’ombre du cardinal – Peter von Hertenstein et la création de la Garde Suisse Pontificale
All’ombra del cardinale – Peter von Hertenstein e la creazione della Guardia Svizzera Pontificia
Ignorando il ruolo di Peter von Hertenstein, spesso si associa la Guardia Svizzera Pontificia al prelato vallesano Matteo Schiner. Le ragioni per cui la creazione della guardia personale del Santo Padre viene attribuita al primo cardinale di Sion sono numerose. Innanzitutto, i due sono contemporanei nella storia svizzera: l’istituzione viene creata nel 1506, mentre Schiner è vescovo di Sion dal 1499. Inoltre condividono lo stesso destino, ovvero l’affermazione dell’autorità papale sull’Italia settentrionale. In secondo luogo, i protagonisti – Hertenstein e Schiner – vivono destini simili, che li avvicinano pur senza metterli in contatto. Infine, le leggende sono longeve. Propagate da un disegno nella cronaca di Diebold Schilling (1513), da un dipinto di Karl Jauslin (1896) e dall’attuale affresco della mensa degli ospiti della caserma delle Guardia Svizzera a Roma, queste immagini rappresentano un cardinale vestito di porpora e un contingente militare proveniente da diversi cantoni.
Schiner – Sion – Cardinale – Svizzera – Hertenstein – Guardia – Papa – Leggenda – Creazione – Pontificio.
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Dimiter Daphinoff | Byron und das Abendland
Byron e l’Occidente
Questo saggio esamina la precoce fascinazione di Lord Byron per l’«Oriente» e il suo rapporto ambivalente con le origini della cultura occidentale, la Grecia e Roma, luoghi che il poeta visitò da giovane durante il suo «Grand Tour» e che descrisse nel suo lungo poema Childe Harold’s Pilgrimage (1812–1818). Mentre la Grecia moderna, che considerò come completamente cambiata sotto ogni aspetto, tranne che nella forma, incapace e non disposta a liberarsi dal giogo turco, non corrispose alle esaltate aspettative della sua giovinezza, egli vide Roma – sebbene un «caos di rovine» – come più resistente alle devastazioni del tempo e alla tirannia (straniera), e meglio in grado di preservare e trasmettere l’eredità della sua storia e della sua cultura. A Roma termina il pellegrinaggio di Harold e la voce narrante del poema (forse Byron stesso) trova un breve momento di riconciliazione con il proprio destino e una nuova determinazione a lottare per la giustizia e la libertà nel mondo come lui lo conosceva.
Matthew Arnold – Cultura della memoria – Goethe – Childe Harold’s Pilgrimage – «Oriente/Occidente» – Grecia – Italia – Roma – Rovine – Immortalità – Spazio dinamico della memoria – Mitizzazione di Byron nell’arte.
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Jan Nelis | Italian Fascism, Roman Antiquity and the Spectre of Racism
Il fascismo italiano, l’antichità romana e lo spettro del razzismo
Una visione molto peculiare, altamente politicizzata e ideologizzata dell’antichità classica è quella costruita dal fascismo italiano, ovvero l’ideale fascista della romanità. Quest’ultimo concetto potrebbe essere riassunto come l’eredità, la memoria collettiva, di un passato, distinto ma allo stesso tempo molto presente, occidentale cioè romano. La romanità non fu un’idea del tutto nuova, poiché era presente nel discorso italiano (nazionalista) fin dal Risorgimento, ma la sua portata e la sua onnipresenza durante il fascismo furono senza precedenti, mentre alcuni aspetti, come la grandiosità imperiale militarista e l’enfasi sulla supremazia della cultura occidentale, erano meno presenti nel discorso pre-fascista. In quanto tale va distinto dal principio dell’umanesimo, le cui radici risalgono al Rinascimento. Mentre la maggior parte delle caratteristiche della romanità sono state ampiamente studiate, la questione specifica del razzismo è rimasta largamente ignorata per decenni. L’obiettivo di questo articolo è quindi quello di tentare di colmare questa lacuna, presentando
una lettura selezionata di pubblicazioni in cui la romanità, come riferimento al passato romano e occidentale, ha acquisito una dimensione manifestamente razzista o antisemita. L’articolo è introdotto da una sintetica rassegna degli studi attuali sul fascismo,
con particolare attenzione al ruolo della cultura in quest’ultimo movimento e regime, in quanto quest’ultimo aspetto è al centro del dibattito sulla romanità.Fascismo (italiano) – Romanità – Nazionalismo – Identità – Imperialismo – Razzismo – Colonialismo.
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Paul Oberholzer | «Abendland» bei Hugo Rahner – Die Heilsgeschichte als integrierender Bestandteil des kulturellen Gedächtnisses zum Aufbau der Nachkriegsgesellschaft
«Abendland» in Hugo Rahner – La storia della salvezza come componente integrante della memoria culturale per la costruzione della società del dopoguerra
Il presente articolo riassume nella sua prima parte il concetto di Occidente («Abendland») con il quale Hugo Rahner nel secondo dopoguerra intendeva costruire una società cristiana umanista. Da un lato, essa doveva orientarsi alle radici cristiane e classiche dell’Europa, dall’altro doveva essere culturalmente aperta e quindi ricreabile in tutte le parti del mondo. Rahner si avvale di premesse teologiche e trascendenti, che rendono difficile la loro ricezione in ambienti laici. Per questo motivo nella seconda parte viene esaminata la dimensione della memoria delle riflessioni di Rahner, tenendo conto delle teorie della memoria culturale e degli spazi della memoria.
Occidente («Abendland») – Hugo Rahner – Europa – Seconda guerra mondiale – Memoria culturale – Spazi di memoria.
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Frank Britsche | Der christliche Abendlanddiskurs als Topos im Geschichtsunterricht der frühen Bundesrepublik – ein Beitrag zur Disziplingeschichte der Geschichtsdidaktik
Il discorso cristiano sull’Occidente come topos dell’insegnamento della storia nella prima Repubblica federale – un contributo alla storia disciplinare della didattica della storia
Il tema dell’educazione storica e la definizione degli obiettivi dell’insegnamento della storia sono questioni a cavallo tra la scienza specifica della materia, la didattica e le richieste della società e sono sempre anche un’espressione storica di una precisa epoca nella quale convergono diversi discorsi collettivi sulla memoria. Dopo la fine del regime nazista nel 1945, la ricostruzione (intellettuale) dell’insegnamento della storia fu una questione pubblicamente dibattuta nella Germania occidentale. L’immagine dell’Occidente cristiano-europeo fungeva da riferimento centrale per gli approcci didattici alla storia ed era espressione di un nuovo orientamento dettato dai tempi all’inizio della Repubblica federale. L’articolo delinea motivi e posizioni e li contestualizza nel dibattito dell’epoca. Inoltre, vengono analizzati a titolo di esempio alcuni topoi della memoria del riferimento cristiano all’Occidente nei programmi scolastici e nei concetti per l’insegnamento della storia nelle scuole. L’articolo s’intende come un contributo alla storia della disciplina della didattica della storia.
Insegnamento della storia – Didattica della storia – Discorso sull’Occidente – Narrazioni della memoria, Europa cristiana – Coscienza storica – Politica educativa – Discussione sui curricoli – Fare i conti con il passato nazista – Prima Repubblica Federale – Anni ’50/’60 – Storia della disciplina – Ricerca sull’insegnamento storico – Libri di testo.
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Albert Gasser | Bemerkungen zu «konservativ» und «katholisch» in Geschichte und Gegenwart
Osservazioni su «conservatore» e «cattolico» nel passato e nel presente
Questo articolo esamina la terminologia storiografica e politica più frequente. I termini «cattolico» e «conservatore» non dovrebbero essere accomunati, tantomeno nel contesto svizzero. Tuttavia, spesso vengono utilizzati come mutualmente implicantisi. «Conservatore», generalmente considerato un concetto in contrasto con lo spettro semantico di sinistra, combina una tale ricchezza di significati e di sfumature, che difficilmente si presta alla piatta antitesi per la quale viene comunemente impiegato. E il termine «cattolico» presenta già solo letteralmente («universale») un’enorme ampiezza concettuale.Terminologia – Storiografia – Svizzera – XIX/XX secolo – Liberalismo – Cattolicesimo – «Cattolico» – «Conservatore».
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Annina Sandmeier-Walt | Religion, Kirche und Frömmigkeit als Teil von «Zeitgeschichte Aargau 1950–2000» – Voraussetzungen, Eckpunkte und Forschungsdesiderate
Religione, Chiesa e devozione nella «Storia contemporanea dell’Argovia (1950–2000)» – premesse, punti chiave e desiderata
Con la «Storia contemporanea dell’Argovia (1950-2000)» (Zeitgeschichte Aargau 1950–2000), la Società Storica Argoviese ha elaborato un quarto volume della storia del Cantone. La pubblicazione è stata preparata e mediata da progetti parziali, quali interviste filmate a testimoni contemporanei, cortometraggi documentari e articoli di giornale. Nell’ambito della storia sociale, «Zeitgeschichte Aargau» ha esaminato anche il contesto religioso ed ecclesiastico dell’ Argovia negli ultimi 80 anni. Questo contesto religioso fino agli anni
Sessanta fu fortemente dominato, come in altre parti della Svizzera, dalle chiese nazionali, fatto rintracciabile nella vita quotidiana, nell’istruzione e nelle attività del tempo libero di allora. Questa dominanza ha conosciuto una progressiva erosione sino ai giorni d’oggi, con un conseguente proliferare di comunità religiose e di persone prive di confessione. Questo articolo fornisce una panoramica dei risultati del lavoro svolto nell’ambito del progetto «Zeitgeschichte Aargau», identifica le caratteristiche distintive del contesto religioso ed
ecclesiastico argoviese ed esplora la legislazione cantonale, in parte ancora formulata durante il periodo del Kulturkampf e responsabile di un impatto continuo fino alla seconda metà del XX secolo. Inoltre, indica i temi di ricerca che non hanno potuto essere perseguiti
nell’ambito della storia cantonale.
Argovia – Cantone Argovia – storia contemporanea – Religione – Comunità religiose – Confessioni – Articoli di eccezione – Chiese – Chiese nazionali – Patrimonio culturale ebraico.